Lungo il sentiero #81
Dopo il rendez-vous estivo, trascorso in bassa valle, abbiamo atteso invano che il branco si spostasse, come di consuetudine, nelle praterie di alta quota del Parco attratto dai cervi che si concentrano in quelle aree per il bramito.
A seguito di un cambio nella conduzione del branco, con un nuovo maschio guida, infatti si è osservata una diversa occupazione dell’home range, che ha portato le aree interne del Parco a non essere occupate dai lupi in modo stabile nei mesi tardo estivi ed autunnali. Durante quello che si era dimostrato per noi durante tutti gli anni de “Il Sentiero dei lupi” il periodo più entusiasmante, con possibilità concrete di avvistamenti, ascolto di ululati, rinvenimento continuo di tracce e carcasse, solo una surreale “tranquillità”.
Sebbene rispettiamo la visione di chi, frequentando quei sentieri, possa aver apprezzato il momentaneo ritorno alla situazione osservata per decenni prima del ritorno del predatore, malgari in primis, per noi è stato un utile momento di riflessione sui profondi cambiamenti che questo ritorno ha comportato. Non ci riferiamo in questo caso agli aspetti ecologici, ma al cambiamento di percezione emotiva dei luoghi frequentati abitualmente. In qualche modo quegli stessi luoghi che amavamo sia prima che dopo il ritorno del lupo ci sono parsi altrettanto belli ma meno interessanti, meno selvaggi, meno ricchi, in qualche misura anche meno adrenalinici. Una conferma di come la presenza di alcuni animali incida profondamente sulla percezione dei luoghi.
Testo di Bruno Boz