Lungo il sentiero #66
Nel Parco, oltre al lupo, vi sono molti altri carnivori che, per la loro taglia ridotta, sono chiamati Mesocarnivori; alcuni sono noti e relativamente comuni, come volpi, faine, tassi, donnole ed ermellini; altri sono più rari ed elusivi, come martore, puzzole e gatti selvatici.
Tra i Mesocarnivori il gatto selvatico è probabilmente quello più sfuggente e difficile da studiare. Un tempo diffuso in tutta Europa (tranne che nella penisola scandinava) tra la fine del 1700 e la metà del 1900 ha subito una drastica riduzione numerica e una progressiva contrazione e frammentazione del suo areale distributivo. In Italia la specie è presente in Sicilia e lungo tutto l’Appennino dalla Calabria meridionale alla Toscana settentrionale con una popolazione isolata in Puglia sul Gargano. Sull’arco alpino il gatto selvatico occupa la parte nord-orientale, Friuli Venezia Giulia, Veneto e recentemente anche Trentino, in continuità con la popolazione dinarica, mentre nella parte occidentale Liguria e Piemonte con segnalazioni rare e frammentate.
Per indagare la presenza nel Parco di questo sfuggente predatore è stato avviato nel 2013 un progetto di fototrappolaggio in collaborazione con il Museo di Storia Naturale G. Ligabue di Venezia, che ha permesso di registrare nel 2014, per la prima volta, la presenza della specie nel Parco.
Successivamente, nel triennio 2019-2021 il gatto selvatico è stato oggetto di uno studio realizzato in collaborazione tra il Parco e l’Università Ca’ Foscari di Venezia, che ha permesso di raccogliere ulteriori informazioni sulla presenza e distribuzione della specie, confermando la tendenza, registrata in questi ultimi anni anche in altre aree del Bellunese e della vicina provincia di Trento, di un progressivo aumento dell’areale occupato dalla specie sulle Alpi orientali.
Anche le fototrappole de Il sentiero dei lupi hanno “catturato” qualche immagine del felino (come quella che vedete qui) contribuendo così a definire meglio il quadro distributivo della specie. Gli studi dell’Università di Venezia hanno anche accertato la riproduzione della specie nel Parco e permesso di studiarne le preferenze ecologiche. Nel 2023 ha preso avvio un nuovo progetto di ricerca, finalizzato a stabilire l’eventuale presenza di ibridi tra gatto selvatico e gatto domestico nelle aree più periferiche del Parco, a cavallo dei confini dell’area protetta. L’indagine ha una grande importanza dal punto di vista della conservazione della specie, dato che la possibile ibridazione con il gatto domestico è, in tutta Europa, una delle principali minacce alla sopravvivenza del gatto selvatico.
Testo di Enrico Vettorazzo e Arianna Spada