Lungo il sentiero #31
La coppia alfa insegue un cervo lungo l’alveo del torrente e lo spinge in direzione di un’area di schianti dove l’ungulato termina la sua corsa. Una fototrappola riprende gli attimi appena prima della cattura e ci permette di rinvenire i resti della predazione pochi giorni dopo l’accaduto ma, come si può vedere dalla foto, del cervo rimane gran poco. I lupi hanno sfruttato a loro vantaggio due situazioni favorevoli: l’inseguimento in alveo (post 17) e un’area di schianti che li ha facilitati nella cattura (post 30).
Seguire il primo branco di lupi che ha colonizzato parte del territorio del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi ci ha permesso di osservarne i comportamenti di caccia e le abitudini, nonché di raccogliere alcuni dati interessanti sulla dieta di questi animali al vertice della catena alimentare.
Dal 2018 al 2020 il team de “Il Sentiero dei lupi” ha raccolto 52 osservazioni di predazioni su ungulati selvatici di cui 30 su cervo (Cervus elaphus), 18 su muflone (Ovis aries) e solamente 4 su capriolo (Capreolus capreolus). Questi dati, sommati a quelli raccolti dai Carabinieri Forestali del Reparto CC Parco, ci danno un’idea sommaria di come i lupi sfruttino le risorse alimentari all’interno del territorio che occupano. In particolare, l’home range di questa famiglia di lupi è un territorio ricco di prede, dove il cervo ad oggi è l’ungulato più abbondante (post 19) seguito dal muflone (post 8); proprio queste due specie risultano essere le prede principali del branco.
La popolazione di capriolo è ben distribuita all’interno del territorio dei lupi e questo ungulato è osservabile anche a quote medio-alte, ma evidentemente presenta popolazioni con numeri decisamente inferiori a quelli di cervo e muflone; questo spiegherebbe il basso numero di osservazioni come specie preda. Capitolo a parte per il camoscio (Rupicapra rupicapra) che prima dell’arrivo del lupo era l’ungulato più abbondante, ma che nell’ultimo decennio ha subito un drastico calo a causa dell’epidemia da rogna sarcoptica (Sarcoptes scabiei) che ne ha decimato la popolazione; pertanto, i piccoli nuclei superstiti di camoscio non sembrano essere oggetto di predazioni abituali da parte dei lupi, nonostante non si possa escludere del tutto qualche sporadico episodio. Il cinghiale (Sus scrofa) invece, ha fatto la sua comparsa solamente di recente nell’area interessata (post 9) e ancora non si sono osservate predazioni; la situazione comunque sembra in evoluzione perché questa specie appare essere in aumento.
Non sono stati documentati invece con certezza episodi di predazione su domestici attribuibili a questo branco di lupi, anche se una predazione su alcune pecore registrata nel 2018 fuori Parco, potrebbe essere attribuibile alla coppia di lupi nelle iniziali fasi di conquista del territorio.
Testo di Ivan Mazzon