Video di Ivan Mazzon
Lungo il sentiero #28
Il rumore secco dei palchi dei cervi che si incrociano nella notte, il via vai frenetico dei corvi imperiali e dei gracchi, le sagome delle aquile a fare da vedetta sulle guglie rocciose….e ancora, bramiti risuonanti, cerve che pascolano inquiete, silhouettes di mufloni e di camosci che vigilano dalle cenge poste più in alto.
I lupi si mantengono in zona, fanno capolino fra le forcelle, spariscono e poi ricompaiono all’improvviso; sanno che è un buon momento per la predazione, l’inverno è alle porte e i cuccioli dell’anno reclamano la loro parte. Prede, predatori e spazzini, scene di vita e di morte, momenti di tensione e lunghe fasi di apparente immobilità. Nuovi equilibri, adattamenti, cambiamenti continui. È stato un autunno intenso ed autentico quello appena trascorso nelle praterie di alta quota del Parco, dove non ci sono buoni o cattivi, ammessi od esclusi, ma solo animali impegnati a sopravvivere, a compiere alcune fasi chiave dei loro cicli vitali ad approfittare di ogni occasione per potersi nutrire e trarre qualche vantaggio. Gli uomini ci sono, passeggiano, fotografano, osservano, si godono quelle atmosfere, percepiscono una minima parte di quello che sta avvenendo attorno a loro, ma per una volta non sono attori protagonisti e non dettano ritmi e visioni.
Una copiosa e precoce nevicata ha poi bruscamente interrotto quegli equilibri, gli ungulati sono scesi di quota ed i lupi con loro. Anche se la neve si è sciolta, le praterie appaiono ora silenziose ed immobili ed è tempo anche per noi di scendere a valle, magari accompagnati dallo sguardo di un lupo che ci osserva da una cengia.
Testo di Bruno Boz