Lungo il sentiero #27
Un lupo si sta nutrendo sulla carcassa di un cervo; osservo la scena sull’ LCD della fotocamera, mentre avvio la registrazione del video. Quando questo avviene sono appostato da oltre un’ora nel corso di una frizzante mattinata di fine estate; fino ad allora, attraverso il binocolo, avevo tenuto d’occhio la carcassa, ma al contempo avevo seguito con attenzione le mosse di due escursionisti che a circa 500 metri da quel punto salivano silenziosi verso la cengia, attirati dalla possibilità di osservare un maschio di cervo. Dovevo aver indugiato un po’ troppo su quest’ultima scena, perché quando ho riappoggiato gli occhi sulla carcassa il maschio alfa era già lì. Mi chiedo come possa aver fatto a sorprendermi, visti gli ampi spazi aperti che separavano la carcassa dalle zone riparate alla vista. L’animale è nervoso e mangia svogliatamente; poi si sposta di alcuni metri, e odora l’aria con il suo straordinario olfatto. Deve aver fiutato le due persone che procedono verso la sua direzione, ignari di quanto stia accadendo. Il lupo, nonostante la grande distanza che ancora lo separa dagli “umani”, indietreggia immediatamente e “scivola” via scomparendo dietro ad una forcella ben prima che qualcuno dei due potesse accorgersi della sua presenza, confermando una volta di più il suo timore per l’uomo.
Se pure in altri post di “Lungo il sentiero” si sia voluto dare risalto all’importanza di alcune tecniche di ripresa più complesse utilizzate per il progetto di documentazione, quali l’uso di apparecchi reflex con sensore (post 7) o il field recording (post 21), l’appostamento diretto risulta essere ancora l’opzione più importante, anche con un animale elusivo quale il lupo. A differenze delle altre tecniche, infatti, nei rari casi in cui i lupi si fanno osservare è possibile finalmente scegliere al momento l’inquadratura, gestire al meglio l’esposizione, osservare la scena nella sua interezza, capire alcuni aspetti del comportamento dei lupi in presa diretta, tradurre nelle immagini le sensazioni del momento. Per il progetto stiamo cercando degli appostamenti da distanze elevate (rispetto al presunto punto di attenzione), ponendo attenzione alla direzione del vento e cercando di insistere alternandoci nello stesso punto per più giorni consecutivi. La scelta del punto si basa sulla presenza di carcasse, di abbeveratoi o di passaggi abituali e viene sempre effettuata in modo da evitare qualsiasi possibile interferenza o disturbo con le attività degli animali che si vogliono riprendere. L’investimento in termini di tempo e di energia è significativo ed i risultati spesso deludenti, ma nessuna tecnologia “in remoto” potrà mai sostituirsi alla voglia di osservare dal vivo la natura selvaggia.
Testo di Bruno Boz