Lungo il sentiero #12
Il territorio occupato dalla famiglia di lupi del Parco è estremamente variegato, comprendendo ambienti aperti d’alta quota, ripidi versanti e incise valli fluviali; sullo sfondo le Dolomiti, con le loro pareti rocciose imponenti ed irraggiungibili, anche per i lupi. Per gran parte si tratta di boschi, inframezzati da qualche radura a ricordo degli estesi pascoli di un tempo e da piccoli paesi di montagna, che cercano di resistere tenacemente all’abbandono. Da quanto finora osservato il branco sembra prediligere, a partire dalla primavera e fino all’inizio dell’inverno, le aree più interne dell’area protetta, permanendo anche a quote elevate. I lupi frequentano invece con maggiore assiduità il fondovalle nel corso dell’inverno, seguendo gli spostamenti delle prede. Eppure, anche in presenza di grandi quantitativi di neve e condizioni meteo proibitive, non rinunciano mai a periodici (ogni 2, 3 settimane) giri di controllo/marcatura in alta quota, effettuati spesso dalla sola coppia alfa, ma anche, verso la fine dell’inverno, dall’intero gruppo famigliare… Non è un mistero che i lupi, nel corso dei loro continui spostamenti, possano transitare anche in zone non lontane da paesi abitati, ma questo avviene in modo sporadico. Nelle Alpi occidentali il territorio di un branco è indicativamente di 200 km2; nelle Alpi orientali ci sono al momento meno informazioni, ma è presumibile che la situazione possa essere comparabile. Questo numero potrebbe non colpire, ma in realtà, mappa alla mano, si tratta di aree vastissime occupate da pochissimi individui (in Italia la composizione media di un branco è di 5 individui), con buona pace di chi spera di osservarli, fotografarli o al contrario, con sollievo, per chi teme di incrociarne il cammino. Gli studi sui segni certi di presenza finora condotti nel Parco hanno portato a delineare un’area di occupazione di circa 50 km2, ma evidentemente mancano ancora molti pezzi del mosaico prima di giungere a comprendere quale sia il territorio effettivamente utilizzato dal branco.
Testo di Bruno Boz